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LA GIUDECCA

DA LUOGO DIMENTICATO A BENE PUBBLICO MATERIALE E IMMATERIALE

Quando un antico Borgo decide di riappropriarsi della propria storia e della propria identità culturale, succedono eventi impensabili. Questo è il caso della Giudecca di Bova, che solo grazie ad uno studio approfondito del prof. Pasquale Faenza e alla sensibilità artistica del ceramista Antonio Puja Veneziano, in pochi anni è stata riscoperta, valorizzata e visitata. Certo è che se il Comune di Bova non avesse dato fiducia e non avesse reperito le risorse attraverso numerosi progetti promossi dalla Regione Calabria , oggi non saremmo qui a parlare di un luogo abitato nel Medioevo da una piccola comunità ebraica che parlava il greco , e non potremmo ammirare il tramonto dalle antiche mura che confinavano le famiglie ebraiche in uno dei unti più ventosi di Bova controllato in alto dal Vescovo e in basso dal Podestà. Non potremmo rimanere incantati dai numerosi concerti di musica ebraica in una location tra le più interessanti di Bova e non potremmo apprezzare il decoro urbano e neppure il rispetto del luogo , sancito da una stele in ceramica in cui nel 2018 la Sinagoga di Lincoln Square a New York (U.S.A.) esprime al Comune di Bova ammirazione e ringraziamento per l'opera fatta e in segno di amicizia e di riconoscimento dona una Menorah (il candelabro a 7 bracci del Tempio ebraico, uno Shofar (corno di montone utilizzato come strumento musicale), e un Taled (mantello bianco orlato a strisce nere o blu usato dai fedeli per le preghiere del mattino) . Oggetti conservati  in una nicchia che sembra esistesse proprio per accoglierli.

TRA ANTICHE MURA E TECNOLOGIA

Tra le mura della Giudecca di Bova si sviluppa un percorso narrante che permette di ascoltare miti e leggende legate alla secolare storia degli Ebrei in Calabria, conoscere i più antichi insediamenti giudaici della Regione, ammirare le peculiarità dei quartieri abitati dai Giudei dell’Italia meridionale fino alla metà del XVI secolo.Pannelli didattici muniti di qr-code in italiano e in inglese segnano un itinerario culturale che si sviluppa tra una affascinante installazione di arte contemporanea, realizzata da Antonio Pujia Veneziano al fine di esaltare la bellezza di questo quartiere, confinato tra le mura medievali di Bova, su un’altura che guarda uno dei panorami più suggestivi del Mediterraneo.

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STORIA

Le prime testimonianze di una Giudecca a Bova risalgono alla fine del Quattrocento. Nel 1502 la Corte di Napoli chiedeva agli Ebrei bovesi di saldare i tribuiti non pagati a partire dal 1497. Successivamente, il 23 Agosto del 1503, i sei nuclei familiari che costituivano la comunità giudaica bovese, versarono, per mano di Antonio Carnati, 9 ducati, pertinenti le tasse del sale. Un altro documento del 1508 ricorda la supplica fatta dagli ebrei bovesi alla Corte di Napoli per diluire i pagamenti a rate, segno evidente delle difficoltà economiche che la Giudecca di Bova stava attraversando in quel momento.

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LA RISCOPERTA

Le informazioni tramandateci da Domenico Alagna nel 1774 hanno consentito di localizzare la Giudecca di Bova ai margini della città, nel quartiere di Pirgoli (dal greco “torri”), confinata tra due porte che si aprivano rispettivamente a Sud, nelle vicinanze della Torre della Porta, e a Nord nei pressi della Torre Aghios Marini.Di questa antica giudecca si conserva l’intero tessuto topografico, oltre ad interessanti testimonianze architettoniche, come i resti di una delle porte, la cinta muraria medievale lungo il quale sappiamo si apriva un ulteriore accesso, alcuni ambienti che raccontano della vita spirituale di questo antico quartiere, tra cui il pozzo, oggi inglobato nella corte di Palazzo Mesiani, fondamentale allo svolgimento dei bagni rituali ma anche alla macellazione delle carni kosher.

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LA VALORIZZAZIONE "PIRGOS CERAMICHE PARLANTI"

“Pirgos ceramiche parlanti” è il titolo dell’installazione di arte contemporanea che Antonio Pujia Veneziano ha sviluppato lungo tutto il quartiere ebraico di Bova, amplificando le suggestioni di questo luogo incantato. Le peculiarità urbanistiche delle giudecche, le persistenze architettoniche, le fonti scritte e il simbolismo religioso ebraico, sono i temi prescelti dall’artista nella realizzazione di una imponente serie di manufatti in ceramica policroma smaltata che evoca l’antica presenza della comunità ebraica nell’area grecanica calabrese, guidando la memoria nella storia, nella speranza di consegnare al futuro la Giudecca di Bova.

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Attraverso l’arte contemporanea le evocazioni tra presente e passato animano la visita alla Giudecca raccontando la nuova vita di questo quartiere, oggi deputato ad ospitare eventi culturali legati alla storia dell’ebraismo in Calabria, all’incontro tra religioni ed etnie diverse, al ruolo della memoria, alla riqualificazione del patrimonio culturale dell’identità dei Greci di Calabria.

TRA PRESENTE E PASSATO

Tra i ruderi della Giudecca sono affisse diverse iscrizioni, anche in ebraico, che commemorano eventi susseguitisi negli anni. Tra queste la poesia vincitrice del Primo Concorso Nazionale dedicato alla Shoah “Ricordare per non dimenticare”, organizzato da Miriam Jaskierowicz Arman, e la lettera di ringraziamento inviata dal rabbino Shaul Robinson della Sinagoga di Lincoln Square a New York (U.S.A.) nel 2018.

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All’interno della Giudecca è presente un luogo dedicato alla memoria, dove sono esposti i principali simboli della religione ebraica, giunti a Bova direttamente da Israele, grazie una donazione della Sinagoga di Lincoln Square di New York (U.S.A.), e il libro di preghiere di Jonas Jaskierowicz, ebreo polacco, internato nel campo di concentramento di Auschwitz e, in seguito, di Bergen Belsen, donato al Museo della Lingua Greco-Calabra “G. Rohlfs” dalla figlia Miriam Jaskierowicz Arman.

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