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Il progetto “Dal Contenitore Museale Al Museo En Plein Air” attività finanziata dalla Regione Calabria - Dip. Cultura - Azione 2 – Rafforzamento del sistema museale Annualità 2019 - Fondi PAC Calabria 2014/2020 Asse 6 Azione 6.7.1. Il progetto, la cui curatela è stata opera del prof. Pasquale Faenza e la campagna di comunicazione integrata del fotografo Stefano Mileto, ha permesso di render il museo e la Giudecca ancora più attraenti ed interessanti. Tra le opere/evnti più importanti è stato realizzato nel giardino retrostante il Museo, il PARCO LETTERARIO “O CIPO TON LOGO - IL GIARDINO DELLE PAROLE”, dedicato alla lingua grecanica. L'opera realizzata dall'artista Roberto Lucifero insieme a Giuseppe Maesano, uno degli ultimi maestri di muretti a secco di Bova, figlio del noto poeta greco-calabro mastr'Angelo Maesano ridisegna lo spazio a verde rendendolo un piccolo Parco letterario dedito alla riflessione e al silenzio, un luogo magico dove poter leggere antichi canti, brani liturgici e poesie , ascoltare il vento, contemplare il sublime panorama grecanico. Tutto in un semicerchio simbolico in pietra locale , rivolto verso l’Etna, che ridà voce alle più significative testimonianze letterarie scritte a Bova in un periodo compreso tra il XII secolo e il Novecento. Brani liturgici, poesie e canti d’amore segnano il percorso della lingua greca, soffermandosi sui momenti salienti della storia di Bova. Sei pagine incise sul leggii di pietra raccontano la trasformazione della lingua, prima scritta con i caratteri dell’alfabeto greco, poi, a seguito dell’abolizione del rito liturgico bizantino, nel 1572, con i caratteri dell’alfabeto latino.  Un pannello didattico munito di sistema qr code consente di ascoltare i brani in lingua italiana e inglese. Il progetto ha permesso di realizzare anche un'importante e originale installazione d’arte contemporanea, “Pirgos Ceramiche Parlanti”, di Antonio Puija Veneziano nell'antico quartiere ebraico della GIUDECCA, documentato tra il XV e il XVI secolo, collocato ai margini occidentali di Bova e  delimitato dalle mura medievali e da un monumentale palazzo settecentesco che ingloba l’antico ingresso meridionale . L'installazione costituita da vasi che riprendono la ceramica di Seminara e che nel contempo attraverso le simbologie riprodotte offrono un vasto serbatoio di suggestioni sull’ebraismo, sulle vicissitudini dei giudei bovesi e sulla percezione di uno spazio fisico per lungo tempo dimenticato, restituisce una misteriosa bellezza ad un luogo  tornato alla luce grazie alla lettura di fonti e documenti, pagine di un manoscritto settecentesco sulle quali, un erudito del posto, Domenico Alagna, descrisse la giudecca e la sua collocazione nel quartiere di Pirgoli, nome derivante dall’alto numero di torri che si innalzavano in questa parte della città. Tra le mura medievali, esaltate dai riflessi di vasi e piatti fatti di ceramiche smaltate e graffite, una serie di pannelli didattici, fruibili mediante qr-code bilingue, consente di leggere la topografia dell’antica giudecca, accompagnando i visitatori in un viaggio nella secolare storia dell’Ebrei in Calabria, espulsi dal Regno di Napoli nel 1511 e poi in seguito nel 1541 per volere dell’imperatore Carlo V.

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